Gaetano Marrari maresciallo del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia

Questo lavoro ha accompagnato i miei ultimi viaggi, tra Reggio Calabria e Londra. In questo libro, attraverso la figura del maresciallo Gaetano Marrari, insignito della medaglia d’oro della Regione Calabria nell’85, riscopriamo la nostra appartenenza ad una Regione dove l’onore e il senso di civiltà sono ben oltre i rancori, le mafie e le persecuzioni razziali.

Cristina Marrari, la figlia del maresciallo, comandante all’interno del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia, con i suoi ricordi e le lettere indirizzate al padre da alcuni ebrei internati, riapre il sipario sul periodo della Seconda Guerra Mondiale. I pensieri del maresciallo, vengono fuori dal mio personale diario come conseguenza di questa immedesimazione e sono flash di guerra e pace… Hitler, Mussolini, Balbo sono ricordati nei momenti di maggiore coinvolgimento, quando per radio arrivavano i bollettini di guerra… E le musiche erano le sole note di delicatezza del regime fascista.

In una Cittadella-Campo, hanno vissuto amato e pianto, più di duemila internati, stranieri ed ebrei perlopiù… Mentre decido di concludere questo mio lavoro, siamo nel teatro di una guerra a due passi da noi: la Libia ha fatto esplodere la sua rabbia e il mondo osserva l’ineluttabile esodo dei figli del deserto… Ancora storie di guerre… e di calamità… Questo lavoro ha accompagnato i miei ultimi viaggi, tra Reggio Calabria e Londra.

In questo libro, attraverso la figura del maresciallo Gaetano Marrari, insignito della medaglia d’oro della Regione Calabria nell’85, riscopriamo la nostra appartenenza ad una Regione dove l’onore e il senso di civiltà sono ben oltre i rancori, le mafie e le persecuzioni razziali. Cristina Marrari, la figlia del maresciallo, comandante all’interno del campo di concentramento Ferramonti di Tarsia, con i suoi ricordi e le lettere indirizzate al padre da alcuni ebrei internati, riapre il sipario sul periodo della Seconda Guerra Mondiale.

I pensieri del maresciallo, vengono fuori dal mio personale diario come conseguenza di questa immedesimazione e sono flash di guerra e pace. Hitler, Mussolini, Balbo sono ricordati nei momenti di maggiore coinvolgimento, quando per radio arrivavano i bollettini di guerra… E le musiche erano le sole note di delicatezza del regime fascista.

In una Cittadella-Campo, hanno vissuto amato e pianto, più di duemila internati, stranieri ed ebrei perlopiù… Mentre decido di concludere questo mio lavoro, siamo nel teatro di una guerra a due passi da noi: la Libia ha fatto esplodere la sua rabbia e il mondo osserva l’ineluttabile esodo dei figli del deserto… Ancora storie di guerre… e di calamità…

Avanti e indietro memoria a tratti

Tutto aveva avuto inizio da una emozione e con un’altra emozione, sarebbe finito.
Ci sono fogli scritti da me e cartoline… foto… giornalini per ragazzi e vecchie pubblicazioni: sono proprio questi a rafforzare l’idea dell’emozione attraverso uno scritto, anche breve e frammentario. Ne leggo uno a caso.

…Bova sorge sulla roccia e il paese visto da lontano è compatto, saldato alla pietra. Il mare da quella rupe è chiaro e sconfinato. Quella mattina soffiava il vento di scirocco e dopo qualche ora, mi venne voglia di ritornare a casa. Pensai: “Forse ha un senso questo silenzio”. Alcuni scrittori stranieri attraversarono a piedi questi vicoli e poi scrissero che qui era proprio il paradiso ma aggiunsero che gli abitanti di questo eden erano bisognosi
di tutto. “Dio santo questo paese è addormentato”.
Dove era il castello, rimaneva solo un rudere: ebbi un brivido: “Sembra un frammento di dente cariato… un dente di un gigante.
…Secondo i regolamenti di quelle antiche vallate, dove si mascherano intrighi e delitti, tutto era scritto nelle tradizioni contadine: il sugo di capra, i maccheroni col buco, il peperoncino e il basilico nell’orto. E il pane di grano con le frittole di maiale. Il pane caldo nella madia.

“Ma poteva bastare tutto questo, assieme al vino greco?” mi chiesi.
Lì si vendemmiava ancora come al tempo di Noè. Molte famiglie ritornavano solo per avvertire quegli odori, altre invece avevano venduto le case, sostituendo le melanzane nei barattoli di vetro e i pomodori sott’olio, con tutto il bendiddio dei supermercati.
C’era una chiesa cristiano ortodossa, dove di solito un prete col cappello a cilindro e la barba lunga e incolta, recita il Vangelo in greco antico. L’incenso puro rendeva l’aria immacolata.
Ogni angolo aveva storie segrete che erano il passo invisibile degli avi; ma continuai a pensare che la vita era altrove.
Oggi mi immalinconisce questo universo dove ancora noi mamme, con l’aria da chiocce protettive, prendiamo i figli dalla gola.